giovedì 16 giugno 2011

•Speciale: Suicide Girls - CLEOPATRA

Dopo un'imperdonabile, ma inevitabile, latitanza, Handwritten ritorna attivo, con la speranza che si mantenga tale almeno per un paio di mesi. 
Come già annunciato da tempo memorabile, oggi si inaugura un nuovo speciale dal titolo "Suicide Girls". L'idea nasce dal progetto fotografico condotto da Angelo Cricchi del Lost & Found Studio "Gloomy Sunday", esposto in anteprima mondiale al HYPERLINK Mak Museum di Vienna in occasione del "9th - Festival for Fashion & Photography". 
Il titolo è tutto un programma: trae spunto da una canzone ungherese degli anni '30, resa mondialmente celebre da artiste come Billie Holiday, Bjork e Sinead O'Connor, a suo tempo bandita dalle radio inglesi e americane con l'accusa di stimolare gli ascoltatori al suicidio.
 La colonna sonora perfetta per ciò che Angelo Cricchi si apprestava a realizzare.
I ritratti immaginifici e accigliati che compongono "Gloomy Sunday" non sono altro che la rappresentazione di alcune fra le tante celebri donne che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell'umanità, protagoniste di una vita complessa, sotto i riflettori o ai margini della società, ma che hanno tutte in comune una fine amara, la scelta indiscutibile e irrevocabile di annientare sé stesse con un suicidio
Sono donne del cinema, della musica, della letteratura, della storia, muse immortalate nel loro tragico gesto, come Sylvia Plath, Virginia Woolf, Capucine e Diane Arbus, ma anche donne immaginarie nate dalla fantasia di grandi scrittori come la Emma Bovary di Flaubert o l'Ophelia di shakespeariana memoria.
A metà fra il reale e l'immaginario, la memoria di queste donne straordinarie riemerge prepotente dalle più oscure pagine della storia e ne celebra la natura sofisticata, poetica e irrimediabilmente tragica.

Anche Handwritten, nel suo piccolo, ha deciso di rendere omaggio ad alcune di queste figure indimenticabili, tracciandone un ritratto, si spera, il più veritiero possibile, volto a celebrare queste conturbanti eroine non nella loro ultima e drammatica scelta, ma nella forza appassionata della loro vita e della loro arte. 
La prima a cui il blog decide di rendere omaggio è Cleopatra, l'ultima regina del Nilo, la suicida per eccellenza, che dopo infiniti secoli di storia riesce ancora ad affascinare con il mistero della sua bellezza e della sua morte. Sperando che questo tuffo nel passato vi sia gradito, Handwritten riapre le porte e spera di sapervi, ancora una volta, deliziare o, quantomeno, interessare.

Cleopatra: The Life Behind The Name

Nata nel 69 a.C., Cleopatra fu l'ultima regina della dinastia tolemaica, la più celebre sovrana d'Egitto, entrata così prepotentemente nella storia grazie al fascino, al carisma e all'ambizione che ne caratterizzarono la personalità; una donna che raggiunse e conquistò i cuori di alcuni fra i protagonisti del più grande impero dell'antichità, ricordata da molti con parole di ammirazione per la sua audacia, l'indiscutibile bellezza e la fervida intelligenza, e da altri ancora per la sua natura spregevole, immorale e perfida. 

Esimie personalità antiche la ricordano in tutto il suo fascino seduttivo; Plutarco, ad esempio, scrive: «aveva una voce dolcissima simile ad uno strumento musicale con molteplici corde in qualunque idioma volesse esprimersi», mentre Dione Cassio rammenta come la sua conversazione avesse un fascino irresistibile, «e da un lato il suo aspetto, insieme alla seduzione della parola, dall’altro il suo carattere, che pervadeva in modo inspiegabile ogni suo atto quando si incontrava col prossimo, costituivano un pungiglione, che si affondava nel cuore».
Non tutti gli storici antichi sono però concordi nell'esaltare le qualità di Cleopatra, assurgendola a reincarnazione della divinità Iside. Cicerone, infatti, narra che il giudizio dei Romani non era affatto benevolo nei confronti della regina, Dante la descrive, nel girone dei lussuriosi, come «rapace, crudele e lasciva» e Shakespeare la demonizza appellandola come «il serpente del Nilo». Difficile dunque stabilire quale sia la fonte più attendibile e, fra adoratori e detrattori, la storia fatica a dipingere un ritratto autentico di questa donna, amata e odiata, dall'educazione poliglotta e dalla cultura cosmopolita, dotata di una personalità talmente appassionata e orgogliosa al punto da scegliere il suicidio anziché l'umiliazione davanti a Roma

Cleopatra per secoli fu accusata di essere stata donna di facili costumi, senza scrupoli e ambiziosa fino agli estremi, tentatrice, simbolo di lusso e corruzione, ma è ormai assodato come la disinformazione storica contribuì a crearne un falso mito negativo. La "macchina del fango", infatti, non conosce età e contribuì a dipingere questa donna come una "femme fatale" manipolatrice di uomini, quando in realtà gli unici amori storicamente riconosciuti sono solo due, Cesare e Antonio, e seppur altri avrà amato, ciò non la rende peggiore di molte matrone romane del suo tempo. 
La prima a scatenare maldicenze contro la regina fu la Roma dei salotti, invidiosa del coraggio e della temerarietà di Cleopatra, in grado di conquistare il cuore di un imperatore come Cesare, e in seguito la pessima propaganda di Ottaviano ne tramandò l'ambigua immagine di donna brutta, dal  naso mostruoso e dalla bocca ghignante, come dimostrano le incisioni sul dorso di alcune monete dell'epoca.

Ma Cleopatra era davvero bella? Le poche raffigurazioni attendibili a cui possiamo attenerci le attribuiscono  un volto ovale, grandi occhi e una bella bocca con le labbra rivolte leggermente in giù, una bellezza dal profilo greco, segnato dal naso aquilino che le conferiva autorevolezza. Fonti antiche, inoltre, tramandano la sua natura di donna minuta, che amava giocare molto sul suo aspetto di donna-bambina.
Senza dubbio il carisma e l'intelligenza di cui era dotata affascinavano più della bellezza pura. Cleopatra era una donna elegante, vestita alla maniera greca o egiziana a seconda delle occasioni, che impose uno stile personale e inconfondibile nei salotti romani che si trovò a frequentare durante il suo soggiorno nella capitale. La sua cultura era notevole: conosceva sette lingue ed era l'unica fra i Tolomei a esprimersi nell'idioma locale egizio. Abile statista, in politica ambiva a rendere indipendente l'Egitto e proprio per questo arrivò ad allearsi con Roma, sfruttando le sue armi di seduzione con i più potenti uomini dell'epoca. Con la forza dell'Amore tentò di creare un comune e immenso impero, riuscendo a conquistare il cuore sia di Cesare che di Marco  Antonio, per poi cadere nelle braccia di un terzo uomo, Ottaviano, il quale ne decretò la dipartita.

La dinastia tolemaica termina ufficialmente nel 30 a.C., anno della morte di Cleopatra, in seguito alla quale l'Egitto diventa a tutti gli effetti un dominio romano. Quello che un tempo era stato il grandioso impero dei faraoni, il faro della civiltà ellenistica, si disgregò davanti alla potenza romana, perdendo, con la morte della sua regina, anche tutta la cultura, il sistema di valori, il modo di vivere e di intendere la vita tipico dei signori del Nilo.
Non a caso, il nome di Cleopatra segnò più destini infelici: le sei omonime regine che la precedettero furono protagoniste di eventi tragici fino a lei, la settima, morta suicida.

Figlia di Tolomeo XII Aulete e, probabilmente, della sorella Cleopatra V, fu l'ultima discendente della dinastia  greco-macedone dei Tolomei, sul trono d'Egitto dalla conquista di Alessandro Magno; nonostante il governo plurisecolare, tuttavia, la dinastia tolemaica fu facilmente piegata dalla potenza di Roma, alla quale già da tempo il faraone pagava un obbligato tributo. All'epoca dell'ascesa di Cleopatra, la sopravvivenza dell'Egitto era dunque legata a doppio filo a Roma e alle sue lotte politiche interne.

Nel 51 a.C., alla morte di Tolomeo XII, Cleopatra, appena diciottenne, salì al trono sposando, secondo la tradizione, il fratello Tolomeo XIII. Ben presto la sua abilità politica e la sua sete di potere si scontrarono con il fratello-sposo, mentre sull'altra sponda del Mediterraneo si combatteva la guerra civile fra i partigiani popolari di Cesare e i repubblicani di Pompeo, conflitto che si concluse con la vittoria dell'imperatore a Farsalo nel 48 a.C. 


Probabilmente Cleopatra rimase affascinata dalla fama dell'allora cinquantenne Cesare e decise di incontrarlo.
Lasciati i suoi mercenari a Peluso, si diresse in incognito verso Alessandria e, per evitare eventuali sicari di Pontinio, chiese al suo fedele servo Apollodoro Siculo di avvolgerla dentro un tappeto (da qui si ravvisa quanto la regina potesse essere minuta!) e in questo modo, indisturbata, raggiunse le stanze private di Cesare. Grande fu la meraviglia del condottiero quando, al momento di ritirarsi per la notte, srotolando il tappeto si vide comparire davanti l'affascinante regina vestita dei suoi abiti più succinti. La leggenda vuole che Cesare e Cleopatra divennero amanti quella notte stessa.
Nella rivalità fra Cleopatra e Tolomeo XIII per il trono d'Egitto, Cesare restituì il potere a Cleopatra, mentre il fratello morì annegando nel Nilo durante una battaglia contro Roma. Cesare divenne così a tutti gli effetti padrone dell'Egitto, ma lo cedette a Cleopatra che nel frattempo aspettava da lui un figlio. I destini di Cleopatra e Cesare e dei due grandi Imperi si erano ormai uniti.
Il figlio fu chiamato Tolomeo Cesare -meglio conosciuto come Cesarione- e i sacerdoti si affrettarono a legittimare la sua ascendenza. Fu con il bambino in braccio che Cleopatra raggiunse Cesare a Roma, dove si trovò ad alloggiare in una proprietà privata dell'imperatore, gli Horti Transtiberini, e dove iniziò ad insediarsi nella vita mondana della capitale, suscitando ammirazione e adulazione da un lato e invidia e maldicenze dall'altro. 
Tuttavia l'idillio fra i due amanti ben presto terminò. 

Alle Idi di Marzo del 44 a.C. Giulio Cesare fu ucciso e Cleopatra si allontanò con il figlio discretamente da Roma. La regina, successivamente, si mantenne ai margini della lotta alla successione, che ebbe il momento culminante a Filippi dove a Marco Antonio andarono in premio le province d'oriente. Cleopatra seguì con molta attenzione le vicende politiche e ritenne che l'antagonista Ottaviano, ancora solo un ragazzo, avrebbe dovuto cedere di fronte ad un uomo fatto e a un grande soldato come Antonio. 

La regina rimase di nuovo affascinata dal carisma e dal prestigio di quello che, al momento, era l'uomo più potente dell'Impero e fu Antonio stesso a darle l'occasione di un incontro. 
Da Tarso, Antonio inviò una missiva con la quale invitava Cleopatra ad un convegno, per fare atto di sottomissione e per mettere in chiaro le accuse relative a presunti aiuti che la sovrana d'Egitto sembrava aver fornito a Cassio, lo sconfitto di Filippi. Cleopatra acconsentì ad essere ricevuta, ma la flotta che la accompagnava appariva molto diversa rispetto al seguito di un vassallo che si reca a rendere omaggio al proprio signore. La nave reale era quanto di più lussuoso qualsiasi cittadino di Tarso avesse mai potuto ammirare nel corso della sua vita: addobbi di straordinaria magnificenza, vele purpuree, remi laminati di argenti  e un baldacchino di oro massiccio, sotto il quale era distesa Cleopatra, vestita come una dea e circondata da un nugolo di splendide ninfe esotiche.
La regina non si mosse e si limitò a far pervenire ad Antonio il suo invito a bordo. Il rude condottiero, temprato da mille battaglie, furibondo e deciso a dare una lezione alla presuntuosa egiziana, fu costretto a fare i conti con la voce suadente e il magnetico fascino di Cleopatra, che lo conquistarono. Ciò che definitivamente lo fece capitolare fu il fatto che la regina, come narrato da Plutarco, «osservando che i suoi scherzi erano rozzi e pesanti, più da soldato che da uomo di corte, adottò, senza impaccio, lo stesso tono e rispose per le rime»
 
Dalla prima notte d'amore con Cleopatra, per Marco Antonio cominciò un periodo di delizie immaginabili. L'astuta regina, infatti, possedeva un discreto bagaglio di nozioni che sapeva abilmente sfoggiare e, oltre ad ammetterlo ad un tumultuoso circolo di feste, gli fece frequentare i dotti della città, in modo che il suo illustre amante si rendesse conto di non aver a che fare con una cortigiana, ma con una sovrana di discendenza divina, protettrice di arti e scienze
Antonio, annichilito dalla superiorità intellettuale della propria amata, continuò a dare spettacolo della propria rozzezza, come ci viene di nuovo raccontato da Plutarco, che narra di come il condottiero usasse passare molte ore in esercizi di lotta e, contemporaneamente, organizzare scherzi e burla di una sconcertante ingenuità. 

La relazione fra Antonio e Cleopatra, ormai di pubblico dominio, fu ufficializzata dai sacerdoti del Tempio con un matrimonio, però privo di valore fuori dall'Egitto; ma tanto bastava, infatti Cleopatra era nuovamente incinta. Nel 40 a.C. partorì due gemelli, ma Antonio non era presente, in quanto aveva lasciato l'Egitto da qualche mese dovendo intervenire in Siria contro i Parti per poi seguire da vicino quanto stava accadendo a Roma. 
Dopo la morte della volitiva moglie Fulvia, che aveva organizzato insieme al fratello Lucio un complotto ai danni di Ottaviano, Antonio riuscì finalmente a stipulare un accordo con il rivale, ma non ritornò in Egitto, come Cleopatra avrebbe sperato. Per avvallare il patto con Ottaviano stipulato a Brindisi, Antonio fu costretto a sposarne la sorella Ottavia, vedova da poco tempo, tranquilla e saggia: il completo opposto della sua amata regina. Ottavia tentò, per quanto potesse, di riportare Antonio sulla retta via e la loro unione fu poco dopo allietata con la nascita di Antonia. Cleopatra sembrava ormai dimenticata, ma di certo la sua ambizione non era altrettanto sopita. 



Fu il patto di Taranto del 37 a.C. a determinare un nuovo riavvicinamento fra i due amanti: ad Antonio erano necessarie truppe fresche e agguerrite per la spedizione contro i Parti che si apprestava ad allestire e solo Cleopatra era in grado di fornirgliene. Abbandonata Ottavia, Antonio si imbarcò a Corfù e ruppe ogni rapporto con Roma, invitando Cleopatra a raggiungerlo in Siria. Il loro incontro non fu lo struggente ritrovamento di due amanti separati, ma semplicemente quello di una sovrana e di un condottiero che avevano interessi comuni. Trascorsero l'inverno ad Antiochia e nella primavera del 36 a.C. la flotta era pronta a partire. La spedizione tuttavia si risolse in un disastro.

Antonio ritornò in Egitto insieme a Cleopatra che aspettava il suo quarto figlio, mentre a Roma la lettura pubblica da parte di Ottaviano del testamento di Antonio, che disponeva il passaggio ai figli avuti da Cleopatra anche dei territori romani, e la diffusione di piccanti aneddoti sulla vita dissoluta che egli teneva, decretarono la cessione del triunvirato
Nell'imminenza dello scontro decisivo fra l'Egitto e Roma, Cleopatra mise in mostra tutta la propria tempra, ma fu proprio questa foga a decretare la rovina di Antonio. La guerra, che durò oltre due anni, giunse allo scontro decisivo nelle acque greche di Azio, dove la sconfitta fu completa e ai due amanti non restò che la fuga. 
Rientrata ad Alessandria, mentre Antonio ormai completamente sfiduciato le annunciava la sua intenzione di ritirarsi a vita da eremita, Cleopatra giocò l'ultima carta a sua disposizione, tentando di scendere a patti e di sedurre Ottaviano. Ma il giovane era ben diverso sia da Cesare che da Antonio: glaciale e deciso, si rivelò inespugnabile alle seducenti arti femminili della regina. Il declino era ormai inevitabile.


Antonio, recuperando la fiamma degli antichi spiriti guerrieri, raccolse tutte le forze disponibili e tentò una sortita contro Ottaviano, ma la sua armata si sfaldò senza neppure combattere. In ritirata lo colse tuttavia il sospetto che i suoi lo avessero tradito per ordine della stessa Cleopatra e, sconvolto e furioso, si dette a cercarla nei meandri nel palazzo reale. La regina impaurita si nascose, cercando scampo dalla furia dell'amante e ormai decisa ad uccidersi. Nel caos, Antonio fu informato del ferale proposito, ma la notizia gli giunse deformata e, credendo che l'amata avesse già posto fine alla sua vita, egli, ormai in preda al delirio della disperazione, si trafisse con la spada. L'ultimo suo respiro fu raccolto dalla stessa Cleopatra.
La regina, ormai prigioniera nella sua stessa reggia, fu avvertita da Ottaviano che avrebbe fatto bene a non seguire l'esempio di Antonio; l'intento del vincitore era chiaro: Cleopatra sarebbe stato il suo trofeo più fulgido e prezioso, da esibire davanti a tutto l'impero in nome del suo trionfo. Per la donna che avrebbe voluto dominare il mondo accanto agli uomini da lei amati, prima Cesare e poi Antonio, essere trascinata in catene fra i dileggi della plebe romana era un inaccettabile prezzo da pagare per la sua vita.

Così Cleopatra si uccise, dopo aver inviato ad Ottaviano un messaggio in cui lo pregava di essere sepolta vicino ad Antonio. La leggenda narra che ella, per uccidersi, si servì di una piccola aspide, recatale di nascosto in un paniere di fichi, che un servo fedele le aveva portato eludendo la sorveglianza. Plutarco, infatti, racconta come «Cleopatra raccoglieva ogni sorta di veleni mortali, tra i più forti che ci fossero, e di ciascuno di essi provava se erano efficaci e nello stesso tempo indolori, propinandoli ai detenuti in attesa di morire. Poiché vide che quelli istantanei procuravano una morte subitanea, ma dolorosa, e i più dolci non erano rapidi, provò gli animali, osservandoli di persona mentre venivano applicati uno dopo l'altro. Fra tutti trovò quasi solo il morso dell'aspide, che induceva nelle membra un torpore sonnolento e un deliquio dei sensi, senza per questo arrecare spasimo o provocare gemiti; non appariva che un lieve sudore alla fronte, mentre le facoltà percettive svanivano, si rilasciavano dolcemente, e resistevano ad ogni tentativo di risvegliarle e richiamarle in vita, come chi dorme profondo». 
Tuttavia, recenti studi sono concordi nell'affermare come la regina, esperta in veleni, abbia ingerito una miscela di Oppio, Cicuta e Aconito, intimando alle sue servitrici di raccontare come la sua morte fosse dovuta al morso di un serpente: un suicidio certamente più degno di una sovrana di tale levatura, in grado di farla apparire ancor più come una reincarnazione divina agli occhi del suo popolo. Il morso dell'aspide, infatti, le avrebbe procurato una morte estremamente lenta e dolorosa, con un'agonia che si sarebbe potuta protrarre per più di trenta minuti.
Ciò che è certo, fu che il suo corpo fu trovato intatto, del suo colorito naturale, come se neppure la morte fosse stata in grado di scalfire un tale portentoso fascino. Nella quiete delle morte le spoglie minute di Cleopatra ritrovarono la maestà di cui aveva sognato di ammantarsi, qualora fosse riuscita a sedersi sul trono del più grande impero del mondo.
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Nelle immagini:
1) Monica Bellucci as Cleopatra
2) Elizabeth Taylor as Cleopatra
3) Portrait of Cleopatra 
4) Elizabeth Taylor as Cleopatra and Rex Harrison as Giulio Cesare
5) Elizabeth Taylor as Cleopatra and Richard Burton as Marco Antonio
6) Elizabeth Taylor as Cleopatra and Richard Burton as Marco Antonio
7) Cleopatra on the Terraces of Philae by Frederick Arthur Bridgman
8) Cleopatra testing poisons on Condemned Prisoners by Alexandre Cabanel
9) Cleopatra before Caesar by Jean Leon Gerome
10) Cleopatra's Barge by Frederick Arthur Bridgman

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